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Settima Tappa: il futuro che vorrei - Giappone - Il mondo in una volta
giro del mondo

Settima Tappa: il futuro che vorrei – Giappone

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2018-11-10

C’è un silenzio irreale nelle strade del Giappone. È come se qualcuno avesse deciso di abbassare il volume, regolandolo alla frequenza perfetta per l’orecchio umano. E non è che per le strade non ci siano persone, centri commerciali, ristoranti e veicoli che sfrecciano: semplicemente, non fanno mai troppo rumore. Per noi che arriviamo dal caotico sud-est asiatico, è qualcosa di eccezionale. Ma ci bastano un paio di giorni per capire che il silenzio giapponese l’avremmo notato anche se fossimo arrivati da Milano o dalla taciturna Piacenza.

La sensazione, non appena si sbarca in Giappone, è quella di trovarsi in un mondo lontanissimo. I quasi 10 mila chilometri che lo separano dall’Italia si vedono tutti, dal modo di attraversare la strada (qui i semafori vengono rispettati con la massima rigidità, pedoni inclusi) alle sale giochi sempre piene di bambini e famiglie, ma anche coppie e uomini in giacca e cravatta. E se noi italiani siamo maestri nel gesticolare, i giapponesi sono talmente composti da sembrare freddi e goffi.

Dopo più di 50 giorni di viaggio, eccoci in un pianeta parallelo, futuro. E per molti aspetti, più bello del nostro.

Cosa invidiamo all’estremo Oriente?

La quiete dal Giappone ci aspettavamo tante cose, ma non pace e tranquillità. Camminando per le vie di Tokyo, metropoli di 9 milioni e passa di abitanti, le orecchie non vengono mai infastidite da clacson, rumori e urla. Persino l’incrocio di Shibuya, nonostante la folla di persone che lo attraversa ogni giorno, riesce in qualche modo a essere ordinato. I pedoni si muovono senza mai urtarsi (e se succede, che tragedia!), come in una danza studiata nel dettaglio e ripetuta all’infinito. Osservarla e trovarcisi in mezzo trasmette un paradossale senso di pace.

Qualcuno ha detto Beatles?

La pulizia – non una carta per strada né un sacchetto di plastica lasciato a terra. Stazioni, metropolitane, parchi, bagni pubblici: ogni metro quadro di questa nazione è estremamente pulito. Il senso civico dei giapponesi è davvero ammirevole. È tutto così pulito che non si trovano nemmeno bidoni in giro. Ancora non riusciamo a spiegarci se si portino direttamente a casa la loro monnezza, o se non la producano proprio.

I bagni hi-tech – dopo mesi di docce simili a impianti di irrigazione, WC schifosamente sporchi e carta igienica inesistente, i bagni del Giappone sono una manna dal Cielo. Praticamente ogni toilette, incluse quelle di ostelli e metropolitane, è dotata di un meraviglioso impianto che ti permette di abbassare l’asse senza toccarla, riscaldarla, selezionare la modalità privacy (ovvero un leggero ronzio che nasconde all’esterno i rumori potenzialmente imbarazzanti dei nostri bisogni) e tirare lo sciacquone con la fotocellula. Ovviamente i bagni sono pulitissimi e dotati di almeno tre rotoli di carta igienica, perché la previdenza giapponese non è mai troppa.

Bagno della stazione. Giuro.

I servizi – che i servizi pubblici giapponesi siano avanti anni luce, non è una novità. Ma finché non si vede arrivare ogni singolo treno, metro, bus e navetta in perfetto orario, è facile pensare sia una leggenda metropolitana. Bene; sappiate che è così per davvero. Sempre. L’altra faccia della medaglia è che il prezzo da pagare per questi servizi è alto, specie per lo Shinkansen, il famoso bullet-train che in 2 ore e 20 percorre i 450 chilometri che separano Tokyo e Kyoto. Considerato che i nostri treni non sono nè gratuiti nè in orario, e sono pure sporchi da fare schifo, ci sentiamo di dire che forse vale la pena pagare qualcosa in più. (E se come noi non avete bisogno del Japan Rail Pass, sappiate che c’è un modo per risparmiare qualche soldo anche sullo Shinkansen. Ve lo raccontiamo presto.)

Regionale Veloce.

La chiarezza – la vera leggenda metropolitana che si racconta sul Giappone è che sia un paese difficile da visitare perché privo di indicazioni comprensibili. Superato il blocco mentale verso gli ideogrammi (effettivamente impossibili da capire), la verità è che stazioni, aeroporti e fermate della metro sono dotate di informazioni scritte in inglese, oltre che di personale in grado di comunicare al turista di turno con estrema gentilezza. E comunque i servizi giapponesi sono organizzati in modo talmente logico ed efficiente che presto vi accorgerete che anche senza scritte comprensibili riuscirete a districarvi abilmente tra le 13 linee della metropolitana di Tokyo.

I colori e la natura – altissimi grattacieli futuristici, insegne fluorescenti e luci neon si intrecciano a parchi, alberi e tanto, tantissimo verde. Forse è questa la cosa più bella del Giappone. La natura qui è meravigliosa, soprattutto a Kyoto, dove il bosco fittissimo incornicia la città in un’atmosfera da fiaba. Tutti scelgono di andare in Giappone in primavera, quando i ciliegi fioriscono e colorano le strade di rosa. A noi è capitato l’autunno, e ce ne siamo innamorati. Le foglie degli alberi si tingono di giallo, arancio e rosso, stringendo tutto quanto in un caldo abbraccio che ricorda quello della vostra coperta preferita davanti al camino della baita in montagna.

Trebbia, di nuovo.

L’autenticità – atterrare in Giappone è come svegliarsi da un viaggio interstellare durato anni e ritrovarsi in un mondo fatto di regole strambe e abitudini diametralmente opposte alle nostre. La prima cosa che vedrete appena scesi dall’aereo sarà Super Mario. E appena dopo un negozio che vende solo ed esclusivamente gadget del mondo dei Pokemon. Girato l’angolo, un muro quasi infinito di distributori di palline di platica contenenti le più svariate fantasticherie. E tutto questo è fatto per loro, non per i turisti. La questione non cambia una volta raggiunto il centro di Tokyo o l’eccentrica Akihabara, un enorme quartiere interamente dedicato ai manga e ai videogiochi. Basta un attimo per rendersi conto che ritrovarsi in una salagiochi di sei piani con gli amici non è diverso che trovarsi al pub per un aperitivo.

Tipo il paradiso ma meglio.

Tutte queste caratteristiche, la rigidità nel seguire le regole e le abitudini così diverse dalle nostre non fanno altro che rendere il Giappone un posto dove le cose semplicemente… funzionano. E la sensazione è davvero meravigliosa.

Ci è difficile trovare un motivo valido per non amare questo paese pulito, ordinato, rispettoso per l’ambiente, dove la gente cammina per strada felice, elegante, pettinata con cura e sempre pronta a fare shopping. In una settimana non intravediamo nulla di quel popolo oberato dal lavoro e dalla solitudine di cui si sente tanto parlare. Forse perchè è l’ennesima leggenda metropolitana. O forse chi ha abbassato il volume delle strade è riuscito anche a nascondere tutto quanto di brutto, ingiusto e misero si trova in questa meravigliosa terra. Considerato quanto è stato bravo a sotterrare ogni rumore, in Giappone anche questo è possibile.

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2 Comments
  1. Rispondi

    chiappini mariagrazia

    2018-11-10

    cara Giulia, ma come sono i giapponesi? Sempre imperturbabili e ordinati, o si lasciano andare ogni tanto? Ho avuto un’assistente giapponese di disegno all’università, la ricordo come una meravigliosa persona però un pochino…”rigida”. E’ vero?
    ciao mg

    • Rispondi

      Giulia&Giovanni

      2018-11-11

      Ciao Mariagrazia! Per quel che abbiamo visto, sono persone incredibilmente gentili e cordiali che però vogliono tenere le distanze. Sicuramente hanno un modo di fare molto diverso dal nostro! Un abbraccio.

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Giulia&Giovanni
Milan, Italy

Ciao! Siamo Giulia & Giovanni. Entrambi trentenni, siamo cresciuti nella stessa piccola città, abbiamo frequentato la stessa scuola, e ci siamo ignorati per 28 anni. Oggi siamo una coppia pronta a partire per il giro del mondo. Un viaggio di 80 giorni (sì, proprio come il libro di Jules Verne, ma è una pura coincidenza) per vedere il mondo in una volta. Finalmente a settembre si parte e non vediamo l’ora di raccontarvi tutto, con le parole e con le immagini.

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