Il negozio di Aarav
Aarav me li indica veloce. Io mi avvicino da dietro, senza fare rumore. Lei ha i capelli biondissimi e lui uno strano cappello colorato che riconoscerei fra mille. È la sesta coppia di turisti della giornata.
Li raggiungo e mi metto a camminare al loro fianco.
“Hello! Where are you from?”
“Italy”, risponde lei. Lui continua a camminare come se non esistessi.
Dico tutte le frasi in italiano che Aarav mi ha insegnato:“Roma, Milano, siete sposati, quanto tempo in India”. Capisco poco niente delle loro risposte ma sorrido e annuisco.
“Loro vogliono vedere i bambini sorridere”, mi dice Aarav, e io sorrido sempre. Di solito funziona.
“Poi venite al negozio di mio fratello, business di famiglia, tappeti fatti a mano. Tessuti preziosi.” Adesso la guardo dritto negli occhi. Lui vorrebbe mandarmi via con un calcio, lo sento, ma non dice nulla. Lei non sa che fare.
“Sì, vediamo”. Rispondono tutti così. Poi pagano il biglietto e spariscono dentro il tempio. Io li aspetto qui fuori all’ombra, vicino agli autisti di risciò.
Eccoli di ritorno. Speravano di non ritrovarmi al varco, e invece sono qui. “Aspettali sempre, non sapranno dire di no due volte”. Chiedo se il tempio è piaciuto, lei risponde che sì, è stato bello. Poi li porto dritti al negozio di Aarav.
“Questo mio fratello, Aarav.”
Ora devo farmi da parte, lasciare che sia Aarav a parlare. Come sempre gli fa vedere i tappetti più grandi, poi passa a quelli più piccoli, fino ad arrivare a quelli quadrati che piegati occupano “quanto una bottiglia d’acqua”. Lui resta tutto il tempo in un angolo, nascosto sotto il suo cappellino. Lei annuisce, i capelli biondissimi si muovono da tutte le parti: forse come me non sta capendo nulla di quel che dice Aarav. Ogni tanto mi guarda e allora io le sorrido. Devo sorridere, sempre. Alla fine lo compra per 600 rupie, mi saluta ed escono dal negozio. Da lontano sembra proprio che stia stringendo una bottiglia colorata tra le mani.
Aarav mi dà 100 rupie e mi manda via. Per oggi ho finito.
Corro al mercato. Compro riso, pollo e laccha parata, tutto per 60 rupie. Abbiamo da mangiare anche stasera. Arrivo da mio fratello Ravi con il fiatone. È lì che mi aspetta seduto vicino alla nostra bicicletta. Mi vede e sorride: possiamo finalmente mangiare.