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Il leggendario Sleeping Bus 41 - Il mondo in una volta
giro del mondo

Il leggendario Sleeping Bus 41

on
2018-11-03

Quando cominci a organizzare il giro del mondo non ti spaventa nulla perchè…ehi, facciamo il giro del mondo, dobbiamo scendere a compromessi, non possiamo mica permetterci chissà quale lusso!! Quando sei a casa tua, davanti al tuo computer, con un bagno pulito e funzionante a pochissimi passi, lo spirito d’avventura ti scorre veloce tra le vene e ti senti come Indiana Jones quando finalmente impugna il Santo Graal!

Poi una cinquantina di giorni dopo sei lì seduto in una squallida agenzia di viaggio a Ho Chi Min; fa un caldo tremendo e stai aspettando il leggendario Sleeping Bus 41 che in circa 10 ore ti porterà alla prossima tappa del tuo viaggio...e capisci che l’avventura non è poi questa gran figata.

Noi di Sleeping Bus 41 ne abbiamo presi due, giusto per essere sicuri di non farci mancare niente.

Ho Chi Min – Nha Trang

Ore 19 – Siamo stanchi, sudati e puzzolenti dopo una giornata a girovagare a piedi sotto il sole battente della bella Ho Chi Min. Recuperiamo gli zaini in ostello e ci dirigiamo (a piedi) all’ufficio della The Sinh Tourist a circa 1,5 km. Il piano della giornata di arrivare distrutti al viaggio sullo Sleeping Bus per favorire il sonno è stato pienamente rispettato.

Ore 19.25 – Arriviamo all’agenzia. Facciamo il check-in (ovvero diciamo che ci siamo e ritiriamo una bottiglietta d’acqua omaggio) e ci mettiamo seduti in attesa di vedere il mezzo che per questa notte sarà il nostro letto.

Felici come una Pasqua.

Ore 19.50 – Lo sleeping bus è arrivato. La prima impressione è ottima, dove “ottima” significa “uguale alle immagini su internet” (caratteristica che abbiamo imparato a non considerare banale o ovvia). Anche gli interni rispettano le aspettative. I sedili sono effettivamente tutti reclinabili a modi letto, larghi e spaziosi. E soprattutto sono distanti tra di loro. Tutti tranne cinque. I cinque posti in fondo. Quelli che al liceo dovevi accaparrarti correndo.

Ore 20.00 – Il nostro primo sleeping bus parte e noi capiamo di aver commesso il nostro primo errore. I posti. Al momento della prenotazione abbiamo ignorato, causa flusso avventuriero nelle vene, la possibilità di scegliere i posti e ci siamo affidati agli automatismi vietnamiti. Errore madornale.

L’ultima fila dello Sleeping Bus non è l’eldorado dei baci adolescenziali che tutti ricordano, ma la massima rappresentazione della tipica filosofia asiatica del “tutti dentro”. I nostri due posti, infatti, non sono altro che una porzione di un enorme unico sedile, perennemente inclinato, tarato sull’altezza media di circa un metro e mezzo, in cui è preteso di stare in cinque uno attaccato all’altro. Se non bastasse, questo mega sedile è infossato sul fondo del bus e il “soffitto” è claustrofobico.

Tranquilli, dal vivo è peggio

Ore 20.05 – Bestemmie. Il bus parte. Sul fondo siamo solo noi. Questo significa un mega sedile solo per noi. Potrebbe non essere così male.

Dalle ore 20.05 alle ore 23.30 – Rimaniamo in ansia perenne che il bus faccia qualche fermata aggiuntiva per far salire altra gente. È prevista una tappa intermedia a sorpresa che potrebbe servire a questo scopo. Questo significherebbe dormire attaccati ad altre persone. Fosse un letto matrimoniale, per quanto sgradevole, ci sarebbe possibilità di movimento e un po’ di spazio tra i vari corpi. Qui proprio non c’ è spazio. Giovanni si convince che dopo le 24 non potrà di certo salire qualcuno. Alle 23.30 dormiamo (male) entrambi.

Ore 4.30 – L’autista in preda al delirio affronta un dosso alla velocità del tuono. Il bus sobbalza violentemente e ci svegliamo. Cinque minuti dopo lo stesso autista urla qualcosa di molto simile a Nha Trang, ovvero la nostra destinazione. Se così fosse saremmo in anticipo di circa tre ore. Impossibile.

Ore 4.35 – Siamo svegli da cinque minuti e questo basta per ricordarci che in Vietnam tutto è possibile. Siamo davvero arrivati. Strisciamo giù dal bus, recuperiamo i bagagli che sono stati gentilmente scaraventati in mezzo alla strada. Il bus se ne va.

Si stava meglio quando si stava peggio.

Ore 4.36 – A questo indegno orario ci troviamo estremamente rincoglioniti in mezzo alla strada di una cittadina della costa vietnamita. Mai il detto “non si muove una mosca” fu più azzeccato. In qualche modo raggiungiamo l’albergo; Giulia sfiora un attacco di panico come Neo i proiettili in Matrix; Giovanni fallisce un vano tentativo di non pagare la tassa per il chek-in anticipato.

Niente ascensore.

La stanza potrebbe essere una stalla per scarabei stercorari che, in confronto allo sleeping bus, ci sembrerebbe la reggia di Versailles. E così è.

Ci scaraventiamo a letto.

Nah Trang – Hoi An

Il giorno prima: Reduci dalla piacevole nottata, ci precipitiamo a prenotare lo sleeping bus per la notte successiva. Scegliamo due posti nelle prime file e chiediamo anche di stare sotto (solo sotto c’è lo spazio per appoggiare le proprie cose). Fortunatamente i sedili migliori sono ancora disponibili.

Il viaggio: Seduti davanti è tutta un’altra cosa. Entrambi abbiamo il nostro sedile autonomo, la possibilità di stare seduti senza sbattere la testa al “soffitto”, lo spazio vitale per muoverci e respirare. Certo non è come dormire sul letto di casa, ma questo secondo viaggio diventa un’esperienza quasi comoda e quasi divertente.

meglio di così si muore

L’arrivo: Arriviamo a Hoi An con “solo” due ore di anticipo, ma questa volta siamo psicologicamente pronti. Tronfi della nostra esperienza, paghiamo circa dieci dollari (per un tragitto che in seguito copriremo con meno di due) per farci portare alla nostra guest house a bordo di due fiammanti scooter, valigie comprese. A non essere psicologicamente pronto al nostro arrivo, è il gestore della guest house (eppure lo avevamo avvertito), quindi ci tocca bussare per una buona mezz’ora prima che si presenti ad aprire la porta, piuttosto rincoglionito.

È fatta.

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Giulia&Giovanni
Milan, Italy

Ciao! Siamo Giulia & Giovanni. Entrambi trentenni, siamo cresciuti nella stessa piccola città, abbiamo frequentato la stessa scuola, e ci siamo ignorati per 28 anni. Oggi siamo una coppia pronta a partire per il giro del mondo. Un viaggio di 80 giorni (sì, proprio come il libro di Jules Verne, ma è una pura coincidenza) per vedere il mondo in una volta. Finalmente a settembre si parte e non vediamo l’ora di raccontarvi tutto, con le parole e con le immagini.

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